“Sabina,” formerly from the Boston Museum of Fine Arts, in a publicity image for Italy’s restitution exhibition
In an essay prepared for the recent opening of Nostoi. Recovered Masterpieces, Italian Culture Minister Francesco Rutelli slyly appropriated the rhetoric of “universal museum” proponents to chide them. You can click the “Cartella Stampa” link at the above website to download the entire batch of statements (in Italian) by Italian officials, as well as the list of objects in the exhibition.
Rutelli declared:
One cannot credit as a cultural institution one that proffers stolen and illegally acquired works to the public: It would be paradoxical to invoke culture to justify the retention of stolen works….
Ours is not a nationalistic discourse. On the contrary: universal, because each national patrimony belongs to the world, and circulation cannot be left to illegal organizations.
This trophy show, on view through Mar. 2 at Rome’s presidential palace, includes 68 antiquities recently relinquished by four American museums (the Getty, Metropolitan, Boston Museum of Fine Arts and Princeton University Museum) and a dealer (Royal Athena Galleries, New York).
To reflect a “broad level of cultural consciousness” (in the words of Stefano De Caro, director general for archaeology at the Italian Culture Ministry), the display includes one sculpture loaned by Greece for the occasion:
Marble Kore, ca. 530 B.C., formerly from the Getty Museum
If you read Italian (or trust Google Language Tools), you can click the link below for Rutelli’s complete remarks. But why didn’t the Great Repatriator send me a Christmas card this year?
Comments by Francesco Rutelli, Italian culture minister, for the opening of the “Nostoi” exhibition:
Ancora negli anni ’70 non erano in pochi, anche nel nostro Paese, a pensare che di fronte ad una sostanziale incapacità di conservare e valorizzare il patrimonio culturale italiano, non sarebbe stato troppo grave se, per l’intermediazione di qualche trafficante spregiudicato, una parte di quel patrimonio, anziché rimanere trascurato e abbandonato in Patria, fosse stato accolto in qualche grande istituzione culturale internazionale, dove fosse preservato ed esposto al pubblico.
Da allora abbiamo fatto molti passi avanti. La mostra “Nostoi. Capolavori ritrovati” ne è un’eloquente, eccezionale testimonianza, per la quale dobbiamo profonda gratitudine al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La forte azione condotta dall’Italia sul piano internazionale per il recupero delle opere d’arte è stata ispirata dalla volontà di recuperare l’unicità e la contestualizzazione del nostro patrimonio culturale, ma anche dalla determinazione di riportare al predominio dei principi etici il commercio dell’arte e dell’archeologia.
Molte opere d’arte sono state trafugate dal nostro Paese anche in precedenza, ma abbiamo deciso di adoperarci attivamente tenendo a riferimento due date precise: il 1939, quando furono varate le norme tuttora in vigore di tutela del patrimonio, e il 1970, anno in cui fu varata la Convenzione UNESCO relativa ai mezzi per impedire e vietare l’importazione, l’esportazione e il trasferimento illecito di beni culturali.
La nostra posizione, ancor prima che con la legge, intende proporsi con la forza dei principi etici. Pensiamo che non si possa accreditare come un’istituzione culturale quella che proponga al pubblico opere trafugate e illegalmente acquistate: sarebbe paradossale invocare la cultura per giustificare la detenzione di opere trafugate.
Grazie a questo metodo, sono stati conclusi con successo i negoziati con il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Museum of Fine Arts di Boston e il Princeton University Art Musem, che ci hanno consentito di recuperare numerose ed importanti opere d’arte. molte delle quali sono esposte in questa mostra, ma ancor più di intraprendere stabili collaborazioni e scambi scientifici ed espositivi.
Nella mostra figurano 67 pezzi di eccezionale valore storico-artistico, tra i quali la statua marmorea risalente al 136 d.C. raffigurante Vibia Sabina, moglie dell’Imperatore Adriano, la Psykter in terracotta a figure rosse del 510 a.C. attribuita a Smikros, il cratere a calice firmato dal Pittore Asteas, il Trapezophoros del 325-300 a.C. raffigurante due grifi che sbranano una cerva, la statua marmorea del I-II secolo d.C. raffigurante Apollo con grifone.
Abbiamo stretto intese che hanno permesso alle istituzioni interessate di ottenere, in cambio degli oggetti ritornati in Italia, opere di non minore valore artistico, così da non penalizzare il proprio pubblico. Ci siamo impegnati a mantenere questa formula di cooperazione nel lungo termine, trasformando in uno scambio virtuoso quello che fino ad ora era stata una sfida, una contrapposizione.
Il nostro non è un discorso nazionalistico. Al contrario: universale, perché ciascun patrimonio nazionale appartiene al mondo, e non se ne può affidare la circolazione ad organizzazioni illegali.
In linea con questa politica, l’Italia ha già restituito al Perù la Maschera d’oro e il Signore di Sicam, introdotte di contrabbando nel nostro Paese, al Pakistan e all’Iran preziose opere trafugate da altri Paesi e intercettate sul nostro territorio dai Carabinieri della Tutela del Patrimonio.
Si tratta di comuni successi sul piano culturale, giuridico, ma soprattutto etico e civile.
Grazie a questa mostra, il grande pubblico potrà essere partecipe di questo cammino, e potrà crescere la consapevolezza e l’attenzione verso un tema che coinvolge la cultura internazionale, oltre che l’identità del nostro Paese.
L’identità dell’Italia è infatti profondamente legata alla consapevolezza culturale, alla coscienza circa il valore del patrimonio, alla dimensione partecipata e critica verso le grandi scelte della tutela e valorizzazione dei nostri Beni culturali.
Visitare al Quirinale la Mostra “Nostoi. Capolavori ritrovati”, sotto gli auspici del Capo dello Stato, rappresenta uno dei più bei doni che il Natale 2007 e il nuovo anno 2008 possano portare agli italiani.